Nella parte meridionale del parco nazionale del Gran Paradiso esiste un luogo fantastico, quasi incantato capace di farti vivere esperienze indimenticabili e ineguagliabili, almeno in Italia. Un posto che ha dato un grande contributo alla storia dell’arrampicata (come del resto la nostra più vicina val di Mello), un posto dove una persona normale può sognare, spaventarsi e divertirsi con un tipo di arrampicata così diverso da quello che normalmente si pratica nel resto del nostro paese.
La storia alpinistica della valle comincia agli inizi degli anni 70 nel periodo del “nuovo mattino” quando grandi nomi dell’arrampicata, di ritorno dalle pareti della Yosemite valley, cominciano a guardare con occhi differenti le bastionate granitiche che precedono Ceresole Reale.
Su queste bellissime pareti, i cui nomi (Caporal, Sergent, ecc.) richiamano in modo scherzoso quello del ben più grande Capitan in Yosemite, si effettua un tipo di scalata che la maggior parte delle persone risulta terreno ostico, faticoso e repulsivo (è tutto vero, per carità), riservato a pochi. L’arrampicata “TRAD”, tecnica poco usuale che però arricchisce il bagaglio di qualsiasi arrampicatore, è comunque ancora capace di stregare persone. Non importa se poi a fine giornata ti trovi con grosse cicatrici (non solo sulle mani) e con le braccia completamente ghisate, la soddisfazione è enorme. Questo è quello che è successo a me.
La settimana dal 19 al 25 settembre 2010 il club alpino accademico (CAAI) ha organizzato l’international trad meeting proprio in questa bellissima valle, io ho avuto l’onore di potervi partecipare. I partecipanti arrivati tramite invito erano 42 provenienti da 16 stati differenti a cui si sono aggiunti una trentina di italiani, tutti con la passione per l’arrampicata trad.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWObCLqpmgCb52Jaj7tnLlfPzOLwyYfTTSRkAQKPwGgVwWuLXYalz2HnQND0iP7aTNPdLt_ZSddcHrJt3rH4r83zcNyYfgHIN_IFh5behlMJvdbg0sDeJ7zSVet5zyKIEhojE-XK6UFws/s320/orco+valley+trad+meeting+867.jpg)
La mattina ci si divideva in gruppi di quattro persone (un italiano e tre stranieri) e si andava a percorrere la “Via” assegnata, in questo modo ogni giorno si scalava con persone nuove e si evitavano code inutili all’attacco della “Via”. La sera ci si ritrovava tutti insieme a cena a scambiarci le esperienze vissute e i consigli, dopo cena poi cerano tutte le sere presentazioni fotografiche.
E stato bello vedere tutte queste persone sconosciute diventare amici e compagni di scalata assicurarsi, incitarsi ed acclamarsi a vicenda e anche, come nel caso della “fessura della disperazione”, scambiarsi il materiale.
Infine in questa settimana ho vissuti momenti bellissimi (non solo di arrampicata, anzi…) difficili da poter descrivere, sono tornato nella mia casetta in Brianza con un bagaglio infinito arricchito soprattutto da nuove amicizie.